Chapitres
Notice
Unité du sens, pluralité des régimes
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Descriptif
Il arrive quelquefois, dans des moments particulièrement intenses de la vie où le présent semble se dérouler comme une succession de miracles, que le sujet se mette à chercher et, bien entendu, réussisse à trouver dans son passé toutes sortes d’éléments qu’il va pouvoir interpréter comme prémonitoires : mis à la chaîne les uns des autres à mesure qu’ils lui reviennent à la mémoire, ils lui permettent de se dire que ce qui est en train de lui arriver et qui, en un sens, semble inexplicable et dans cette mesure même presque irréel, n’est pas pure illusion mais a bel et bien une raison d’être et, de ce fait, une consistance : une multitude de petits faits — ceci, et ceci, et encore cela, « tout », en somme — devait nécessairement conduire au moment présent ! Cet enchaînement de circonstances, ce « tout », que le sujet éprouve en pareil cas le besoin de reconstituer ou de construire dans le but de motiver son expérience présente et par là d’en authentifier la réalité alors même qu’il la vit sur le mode du pur avènement, on peut l’appeler la narration. Sémiotiquement parlant, on a là deux « discours » chargés l’un et l’autre de sens, mais selon deux régimes de sens différents. Ce qu’on appelle l’« expérience » est le discours qui vient au sujet en tant qu’il se trouve pris dans le déroulement même d’un procès dont la signification, appréhendée in actu, ne peut être saisie que comme entièrement ouverte, incertaine, « ineffable » et presque indicible. La « narration » est au contraire le discours d’un témoin plus ou moins distancié par rapport au vécu de cette expérience en cours, qu’il s’agisse de quelque observateur extérieur ou du sujet même de l’interaction considérée, se regardant la vivre. Pour le premier sujet, celui de l’expérience même, tout le procès se déroule dans le cadre d’un régime de sens et d’interaction relevant de la constellation de l’« aventure » : suite d’ajustements et d’accidents qui excluent toute forme d’anticipation. Pour le second, celui de la narration, tout se réduit en revanche à un enchaînement globalement prévisible d’interactions programmées et de manipulations aisément décryptables relevant les unes comme les autres de ce que nous appelons la constellation de la « prudence ».
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