Conférence
Notice
Lieu de réalisation
Montpellier, Université Paul-Valéry, Montpellier III
Langue :
Italien
Conditions d'utilisation
Droit commun de la propriété intellectuelle
DOI : 10.60527/pdj9-ff62
Citer cette ressource :
Archeo Montpellier. (2021, 26 mai). Modelli indigeni e tipologie centro-italiche nell’edilizia sacra dei territori transpadani e di alcune regioni limitrofe tra II sec. a.C. ed età giulio-claudia , in Lieux de culte en Gaule du Sud (IIe s. av. J.-C. - Ve s. ap. j.-C.). [Vidéo]. Canal-U. https://doi.org/10.60527/pdj9-ff62. (Consultée le 11 juin 2024)

Modelli indigeni e tipologie centro-italiche nell’edilizia sacra dei territori transpadani e di alcune regioni limitrofe tra II sec. a.C. ed età giulio-claudia

Réalisation : 26 mai 2021 - Mise en ligne : 16 juin 2021
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Descriptif

La documentazione assegnabile al II sec. a.C. e riferibile a edilizia templare di matrice centro- italica si ha nelle colonie più antiche a nord del Po, Aquileia e Cremona, ma risulta sostanzialmente limitata alla coroplastica di frontoni e coperture; per Aquileia sono anche da ricordare le fondazioni di un presunto edificio templare nel fondo Gallet e l’aedes menzionata nell’elogio di Tito Annio Lusco. La città pare diffondere il linguaggio architettonico centro- italico non solo nel suo agro, ma anche altrove, ad Altino, Este e forse Adria. Per Cremona non si hanno evidenze di un analogo fenomeno, anche se le terrecotte templari rinvenute testimoniano una qualità esecutiva rilevante.

Riguardo agli incunaboli della decorazione architettonica lapidea, i capitelli corinzio-italici di Mediolanum, dall’area centrale dell’oppidum insubre, segnalano verosimilmente l’esistenza di una struttura del tipo periptero sine postico informata delle mode della penisola.

Nulla di simile si riscontra presso i Cenomani, nel cui caput gentis le indagini hanno messo in luce un santuario di II sec. a.C., monumentalizzato secondo criteri dettati dal gusto e dalla tradizione locale.

Pur essendo pochi i contesti scavati e studiati in modo sistematico, le evidenze dai santuari extraurbani presso abitati o nel territorio mostrano spesso un lungo perdurare del culto, in alcuni casi oltre la prima età imperiale. In generale, per quanto riguarda l’area carnica, retica, veneta e cenomane, la loro veste architettonica pare pressoché inesistente, ma in molti casi è notevole l’articolazione spaziale in cui si riflettevano il percorso devozionale e l’organizzazione funzionale. Quando presenti, gli apprestamenti si limitavano a terrazzamenti, aree pavimentate, percorsi e pozzi-cisterne.

Un caso singolare è quello del sacello costruito alla fine del II sec. a.C. sul monte Castelon a Marano di Valpolicella, decorato secondo le più aggiornate tendenze urbane e - riteniamo alla luce di nuove riflessioni - concepito già in questa fase come un tempio a galleria.

Con il I sec. a. C. e i provvedimenti legislativi del 90/89 in tutta la regione si riscontra l’avvio di iniziative a carattere religioso nell’ambito delle nuove strutturazioni urbanistiche.

Ma la documentazione è assai scarsa, limitata a due attestazioni veronesi, una delle quali incerta quanto a datazione e forse più antica, a una da Oderzo, il complesso tempio-triportico dove è accertato lo schema periptero sine postico, al sacello di Tampia ad Aquileia, oltre all’episodio più significativo, anche per l’eccezionale conservazione, rappresentato dal santuario che a Brescia sostituì il precedente complesso sacro ai piedi del Cidneo. È ignoto se l’impianto a quattro tempietti allineati su una grande terrazza ricalcasse lo schema precedente o riprendesse soluzioni importate (cfr. quattro tempietti di Ostia). Alla fabbrica e alle sue decorazioni dovettero porre mano maestranze di grande abilità provenienti da area laziale-campana, oltre che nord- italica.

L’età augustea e quella giulio-claudia segnano dovunque un momento di intensa attività edilizia, concentrata soprattutto nelle aree forensi: molto particolare risulta la soluzione di Verona, dove il nuovo impianto urbano previde un Capitolium a tre celle, esastilo, di ordine tuscanico, frutto di un’operazione eccezionale nella sua rarità: la ripresa intenzionale del modello del Capitolium di Roma. La maggior parte delle città si dota di un singolo tempio (Alba, Augusta Bagiennorum, Libarna, Susa, Zuglio), alcune di due (Aosta) o di tre aedes accostate (Pola, Nesazio e forse Parenzo). Più episodica appare la costruzione di edifici cultuali in altre aree urbane ed extraurbane. Meno attestata è la ristrutturazione di precedenti impianti, completa o parziale (santuario di Marano; Brescia, complesso dei quattro tempietti). La tipologia delle piante è varia e, quando non subentrano ragioni di altra natura, risulta dettata dal contesto urbanistico. L’applicazione del periptero sine postico è abbastanza saltuaria, limitata per ora ad Alba e verosimilmente a Industria, mentre la formula prostila pseudoperiptera è ritenuta plausibile per i templi di Susa e di Augusta Bagiennorum ed è certa nel sacello di Giove Lustrale a Verona. Nelle strutture templari di piccole e medie dimensioni sembra essere preferita la tipologia prostila tetrastila, adeguata a una visione frontale e al contenimento dei costi di cantiere.

La diffusione degli edifici di culto di stampo centro-italico per quanto riguarda il periodo tardorepubblicano e la prima età augustea pare dunque riflettere le varie tappe della romanizzazione, procedendo da est a ovest, prima dell’omologazione di età giulio-claudia.

Communicants

  • Giuliana Cavalieri Manasse (già Soprintendenza Archeologica del Veneto)
  • Furio Sacchi (Università Cattolica del Sacro Cuore Milano)

Comité d'organisation

  • Sandrine Agusta-Boularot (UPVM et ASM)
  • Maryline Bovagne (Inrap Midi Méditerranée)
  • Stéphanie Raux (Inrap Midi Méditerranée)
  • Grégory Vacassy (Inrap)
  • Ghislain Vincent (Inrap)

Réalisation - Lambert Capron

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